Il percorso artistico di Vasco Brondi è stato uno spartiacque per la musica italiana indipendente. Il suo disco d’esordio di rilievo generazionale (prodotto da un certo Giorgio Canali) ha acceso i riflettori su un personaggio tanto singolare quanto ambiguo, che ha spaccato critica e pubblico nel dare un giudizio netto. Eclissando il chiacchiericcio, i rumors e i numerosi detrattori, Vasco Brondi è maturato nel tempo sviluppando una forte e intraprendente personalità artistica.
La Festa dell’Unità di Pescara ospita sabato 2 settembre l’unica data abruzzese del lungo tour di presentazione di “Terra”, l’ultimo disco de Le Luci Della Centrale Elettrica, il progetto dell’artista ferrarese Vasco Brondi. “Terra” è un disco esotico, quasi world music, lontano parente delle ballate decadenti e paranoiche dei primi album. Il nuovo cambio stilistico suscita in me non poca curiosità e così sabato mi dirigo insieme a qualche amico verso il parco “De Riseis” per il concerto. Unico artista della serata, alle ore 22:30 precise Vasco Brondi sale sul palco insieme alla sua formazione live, tra cui riconosciamo il virtuoso chitarrista Marco Ulcigrai e il talentuoso batterista Giusto Correnti. Niente male come presentazione.
La tabla elettronica di “Coprifuoco” rompe subito gli indugi. La scaletta non poteva che cominciare con il più recente disco “Terra”, da cui provengono le successive canzoni “Qui” e “Stelle marine“. Terminato il trittico Vasco Brondi saluta l’entusiasto pubblico e pesca direttamente dal 2010 l’iconica “Quando tornerai dall’estero” che fa scaldare le ugole.
Ampio spazio viene dedicato anche a “Costellazioni”, un album a cui il musicista emiliano deve essere ancora fortemente legato e che viene omaggiato con la suggestiva “La terra, l’Emilia, la luna” e le insolitamente pimpanti “Ti vendi bene” e “Questo scontro tranquillo“. Poi Brondi passa al piano per eseguire un’intima versione de “I Sonic Youth“. Chiude il capitolo “Costellazioni” il brano “Una cosa spirituale“.
Si prosegue con la quanto mai attuale “Waltz degli scafisti“, seguita dalla voce del poeta Leo Ferrè che anticipa “Cara catastrofe” e da un arrangiamento rimaneggiato di “40 km“. In questo momento di agiatezza Brondi imbraccia la chitarra e viene lasciato solo sul palco per cantare dinanzi la platea “Piromani“, unica canzone della serata proveniente dal primo album “Canzoni da spiaggia deturpata”.
In scaletta arrivano “Un bar sulla Via Lattea“, “Chakra” e “Le ragazze stanno bene“, uno dei brani più amati dal pubblico. Il concerto si chiude apparentemente con una non troppo convincente versione allegra di “C’eravamo abbastanza amati“. La band esce di scena, pronta però a rientrare qualche minuto dopo per concludere con l’attesa “A forma di fulmine” e “Nel profondo Veneto“.
Sicuramente non si è assistito al concerto del secolo, ma carisma e coraggio sono qualità che non mancano ad un ormai maturo Vasco Brondi, capace di architettare uno spettacolo unico dai suoni ed umori altalenanti, pregio e difetto dello show nello stesso momento. Se il testo di un brano come “C’eravamo abbastanza amati” stride con festanti sonorità, canzoni tipicamente non nelle corde del cantautore come “Ti vendi bene” nei live mostrano le loro coinvolgenti potenzialità. Le Luci Della Centrale Elettrica è un progetto che da tempo ha intrapreso questa strada di alterità dalle attuali convenzioni musicali, riagganciandosi ancora alla sempreverde galassia musicale italiana anni ’80 ed equidistantemente lontano dal moderno pop commerciale e da un certo tipo di cantautorato autoreferenziale. Vasco Brondi è una personalità come poche se ne vedono nella carente nuova scena alternativa italiana e la presenza di virtuosi turnisti che lo accompagnano in questo tour ne è una prova.
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